L’ascolto del vinile è un vero viaggio polisensoriale, una scelta olistica, ben ponderata, non casuale, richiede passione, tempo, impegno, e anche qualche soldino da investire. Può essere alla portata quasi di tutti, ma non è per tutti, soprattutto se si ha fretta e se si è pigri
// di Francesco Cataldo Verrina //
Qualche ignaro buontempone, a proposito della «rinascita del disco nero» con quote di mercato interessanti, liquida la pratica, parlando di moda passeggera o di piccolo vezzo per nostalgici. Marshall McLuhan diceva «il mezzo è il messaggio», in questo caso il mezzo, ossia il giradischi, diventa di per sé un messaggio, un veicolo di cultura, di conoscenza e di scelta di campo ben precisa, mentre il contenuto, ossia il messaggio, il disco di vinile finisce per essere un’appendice, un accessorio, un prolungamento del mezzo stesso. È davvero difficile stabilire, in questo contesto, se il rinato interesse per vinile sia stato generato da una passione mai sopita per questa scatola magica, non priva di complicazioni, qual è il giradischi, oppure se il ritorno ad un oggetto tangibile e sonoramente superiore, quale il microsolco, abbia determinato una moltiplicazione esponenziale dei cultori del giradischi. Ecco, la definizione giusta è «cultori», perché l’oggetto non è moda, ma «culto».
A scanso di equivoci diciamo che quella dei giradischi e del vinile non è una moda, non lo è mai stata – come già detto – è sempre esistita una nutrita comunità di appassionati, specie in ambito rock e jazz, che oggi si sta ingrossando. Il giradischi può essere associato alla parola «moda e tendenza» solo negli anni ’70 e ’80, quando effettivamente era il principale alfiere dell’ascolto della musica, sia in casa che nei locali da ballo, oggi è un fenomeno «cult», soprattutto fra i giovani, e credo che in futuro i buoni giradischi costeranno sempre di più, come è giusto che sia. Bisogna solo imparare a discernere, non lasciarsi condizionare dai soliti noti (leggasi Thorens, Pioneer o Technics) ed acquisire agli atti un concetto basilare, ossia che un giradischi pagato mille euro non suona dieci volte meglio di uno che costa cento euro, anzi qualche volta succede pure il contrario e le sorprese possono essere innumerevoli. Il mercato dei giradischi, vecchi e nuovi, nelle ultime stagioni ha subito un vero sconvolgimento, sono saltate tutte le regole di buon senso, di equilibrio e sanità mentale; i prezzi, non sempre a ragione, sono decuplicati e le fregature sono appostate dietro l’angolo come cecchini, pronte ad impallinare lo sprovveduto di turno. Il consiglio è quello di rivolgersi a i molti esperti che scrivono e dispensano consigli nei vari gruppi di FB, in particolare, si consiglia VINILE & VINILE, GIRADISCHI & GIRADISCHI e JAZZ & JAZZ RELOADED, i nostri gruppi dove affrontano tematiche varie legate al mondo dei giradischi, dell’hi-fi e della musica.
Il vinile per lungo tempo, particolarmente per i collezionisti, è stato un totem da adorare, da custodire e da preservare dall’incuria umana e dalla furia degli elementi, ma non da ascoltare: avrebbe potuto rovinarsi, danneggiarsi e perdere valore. Oggi è forse giunto il tempo di spogliarlo da questa aura di sacralità e di considerarlo solo un modo piacevole e qualitativo per sentire e vivere la musica, ovviamente con i dovuti accorgimenti e le attenzioni necessarie. Insomma, i vinili vanno acquistati e, se nuovi, scartati, avidamente posti sul piatto, affidati alla penetrazione della puntina e sparati a tutto volume, senza però rischiare di andare in causa con il vicinato o il condominio. I dischi vanno, dunque, consumati e ascoltati, mai accantonati a scopo speculativo, tenendoli sigillati. L’ascolto del vinile è un vero viaggio polisensoriale, una scelta olistica, ben ponderata, non casuale, richiede passione, tempo, impegno, e anche qualche soldino da investire. Può essere alla portata quasi di tutti, ma non è per tutti, soprattutto se si ha fretta e se si è pigri.
