In «Live In Basel / Mediterranea Blues» l’artista maliano, accompagnato da un simpatetico line-up, riesce a creare un vigoroso set, magicamente racchiuso in un album della durata di poco più di cinquantacinque minuti, capace di diffondere vitalità e gioia allo stato puro, alla medesima stregua di un potente integratore energetico.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Baba Sissoko appartiene a quella schiera di musicisti africani, che nel corso dei decenni, sono riusciti a mantenere il cordone ombelicale di una musica terzomondista e meticcia, legato da parte alla tradizione americana, di natura afrologica, come punto di riferimento e dall’altra all’Europa quale punto di arrivo e di promozione. Il suo peregrinare nei vari festival del Vecchio Continente, Italia compresa, diventa quasi sempre un happening ed un dispensario di spontaneo divertimento, incentrato su una musica che balla, denuncia, vibra, urla, ma che, al contempo, sorride al mondo o a tutti i mondi che incrocia sul proprio cammino. «Live In Basel», edito dalla Caligola Records è il resoconto di una di queste esibizioni europee. Nello specifico in Svizzera, a Basilea, durante il Floss Festival.

Registrato il 19 agosto del 2023, il musicista africano (voce, ngoni, tama, timbales) è accompagnato da una nutrita compagine italiana che riesce a cogliere appieno il mood africano condito da un’idea, alquanto suggestiva di mediterranean blues: Alessandro De Marino (clarinetto, tastiere), Angelo Napoli (chitarra elettrica), Erick Jano (basso elettrico), Kalifa Kone (batteria). Ospiti speciali, Domenico e Fabrizio Canale (armonica). Attraverso otto brani, spesso dilatati, l’album immerge ascoltatore in una coinvolgente atmosfera evocativa, rammentando al mondo intero il profondo debito che la musica moderna di tipo ritmico paga nei confronti della Grande Madre Africa. Del blues, nato tra i campi di cotone del Sud degli USA, Sissoko offre una visione moderna profondamente calata nelle sue radici africane. «Live In Basel» si sostanzia come una vera e propria festa collettiva, in cui è possibile scorgere il pubblico cantare e ballare, a testimonianza del virtuosismo polistrumentista, il cui modus agendi stimola l’audience anziché placarla., trascinandola idealmente nel cuore di una cerimonia sufi, con dervisci vorticosi che ruotano su ritmi invasati, mentre si abbandonano all’incanto della notte. L’abilità di Baba Sissoko, che scava per lo nelle strutture del Chicago blues, aggiungendo il suono distintivo della sua terra d’origine, non è connessa semplicemente all’elemento musicale, ma è una perfetta combine di poetica, di sensazioni audiotattili e narrazione, in grado di creare una vibrante finestra collettiva sull’esperienza del concerto.

Nato a Bamako (Mali), Baba Sissoko è il maestro indiscusso del tamani (l’originale tamburo parlante), che ha iniziato a suonare da bambino, grazie all’insegnamento del nonno Djeli Baba Sissoko, legato ad un’antica dinastia di griot del Mali. Polistrumentista sopraffino, Baba, oltre a cantare, suona anche ngoni, kamalengoni, chitarra, balaphon, calebasse e sildrum. Quasi tutti i brani hanno come seconda parola «Blues» e sono sviluppati nell’ammaliante splendore delle pentatoniche che con cinque note dipingono impressionanti paesaggi dell’anima, i quali raggiungono climax imponenti, alimentati da un portentoso groove e da un sanguigno afro-beat. L’atmosfera tribale e sorgiva si aggroviglia come un giungla sonora ai ritmi vertiginosi che fuoriescono da «Amadran Blues» e «Bakadaji», mentre «Mediterranean Blues», sotto le mentite spoglie di una ballata, assume un afflato elettro-psichedelico, fornendo, oltremodo, le coordinate di un itinerario, in cui la voce potente e aspra di Baba Sissoko, il ritmo in levare dal sapore giamaicano ed un micidiale intarsio di armoniche a bocca, in cui spicca quella Domenico Canale, vero coprotagonista sul palco, trasfondono generosi fiotti si sangue blues nelle vene del costrutto sonoro, attraverso un flusso inarrestabile che fonde diverse culture: mandinga, bambara, songhai, yoruba e kongo, assorbendo elementi occidentali di derivazione jazz, rock ed acid funk. «Ebi», suo rodato cavallo di battaglia, diventa uno dei momenti più riusciti dell’intera performance svizzera, svelando un’indole ipnotica, sospesa e non distante da una miscela di country-blues, sulla cui falsa riga, sia pure con una sintassi tutta sua, si muove anche la conclusiva «Bibisa». In «Live In Basel / Mediterranean Blues» l’artista maliano, accompagnato da un simpatetico line-up, riesce a creare un vigoroso set, magicamente racchiuso in un album della durata di poco più di cinquantacinque minuti, capace di diffondere vitalità e gioia allo stato puro, alla medesima stregua di un potente integratore energetico.

Baba Sissoko / Mediterranea Blues