La tradizione jazzistica rimane sullo sfondo, mentre il costrutto sonoro si arricchisce progressivamente di un lirismo contagioso, impreziosito da una tecnica espositiva fitta di inediti cromatismi.

// di Francesco Cataldo Verrina //

La melodia nella musica, a vari livelli, è il gancio che lega l’esecutore e il compositore al suo pubblico o ad ogni potenziale ascoltatore. La melodia è ciò che rende la musica «cantabile», essendo l’elemento distintivo di un brano o di un intero concept. La melodia è ciò generalmente determina non solo il piacere dell’ascolto nell’ambito di qualsiasi genere, ma il successo o meno di un disco. Nel jazz il contenuto melodico è ciò che, nel corso dei decenni, ha trasformato semplici componimenti in standard o in evergreen immortali. Quando la tradizione canora italiana, fucina di melodie a getto continuo, si travasa nel jazz, ne possono scaturire atmosfere fortemente evocative che ricontestualizzino il patrimonio melodico attraverso un differente metodo narrativo. Parlando dell’album del trombettista e flicornista Adrea Sabatino, edito dall’etichetta Dodicilune, possiamo dire senza tema di smentita: «Melodico, nomen omen!»

Il trombettista salentino non è dovuto andare molto lontano per costruire un perfetto habitat melodico intorno al suo progetto, gli è bastato guardarsi intorno ed affondare le mani, soprattutto la mente nel libro dei sogni della canzone melodico-autorale nostrana. Finalmente, possiamo parlare di ItalianSongBook, soprattutto Sabatino sceglie di unire la sua tromba con una fisarmonica, strumento archetipale che rappresenta l’epitome del melodico-lirico-ballabile italico. Il compagno di viaggio di Adrea Sabatino è Vince Abbracciante, vero fenomeno alle prese con l’accordion. «Chi più mi ha impressionato è un giovane italiano, originario della Puglia: si chiama Vincenzo Abbracciante. In ogni brano mi ha imbarcato in una storia e commosso», disse di lui Richard Galliano nel 2005. Il duo propone la rivisitazione di otto brani consegnati agli annali della musica tricolore: «Cos’hai trovato in lui» di Bruno Martino, due grandi successi cantati da Mina come «Noi due», firmata da Alberto Testa e Augusto Martelli, e «Brava» del maestro Bruno Canfora, «La strada» di Nino Rota, colonna sonora dell’omonimo film di Federico Fellini, «Ho capito che ti amo» e «Angela» di Luigi Tenco, «L’ultima occasione» di Jimmy Fontana e «Un giorno ti dirò» di Gorni Kramer, brano portato al successo, tra gli altri, dall’inimenticabile Nicola Arigliano.

«Melodico» è un concept intelligente – per quanto apparentemente lineare e diretto, grazie alla sua immediatezza e ad una fruibilità basata su temi facilmete metabolizzabili – mette in luce l’importanza del nostro patrimonio melodico, geniticamente superiore a quello americano o, comunque, scevro e avulso da qualunque complesso rispetto all’universo anglofono. Per contro, la partita a due nel jazz è tutt’altro che una scelta facile o un sistema operativo agevole o agevolato dall’impostazione minimalista, in quanto necessita di un apporto maggiore sia sotto il profilo compensativo-interattivo che espressivo-strumentale. «La musica di questo disco è un fiore raro, nato dalla passione, dalla creatività e dalla cura di Andrea Sabatino e Vince Abbracciante. La scelta dei brani, oculata e molto originale serve da ponte di lancio per una serie di improvvisazioni di altissimo livello», sottolinea Enrico Rava nelle note di copertina. «È un grandissimo piacere constatare il percorso di Andrea che, da quando l’ho conosciuto 10 anni fa, si è trasformato da trombettista emergente molto dotato in un musicista maturo e molto interessante, con un controllo invidiabile sullo strumento e un senso per la melodia fuori dal comune. Questa è anche l’occasione per me di conoscere un musicista unico e straordinario come Vince Abbracciante. È un viaggio nella grande musica italiana di cui si sentiva il bisogno».

Quando nel jazz si confrontano solo due strumenti sulla scena, si sviluppano delle dinamiche singolari: l’interplay è perpetuo, come sorretto da una dinamo creativa che alimenta costantemente il flusso sonoro: Sabatino, specie con la tromba, emette un suono elegante e muscolare al contempo, con un fraseggio disinvolto e adamantino; il suo strumento è sistematicamente foriero di una cantabilità avvolgente che invade e colma a dismisura l’ambiente circostante, mentre la fisarmonica di Abbracciante subisce un trattamento moderno attraverso una regola d’ingaggio innovativa e non manieristica. La tradizione jazzistica rimane sullo sfondo, mentre il costrutto sonoro si arricchisce progressivamente di un lirismo contagioso, impreziosito da una tecnica espositiva fitta di inediti cromatismi. «Cos’hai trovato in lui» di Bruno Martino e Mina «Noi due» di Mina s’immergono in dimensione nightclubbin’ soffusa è brunita offrendo nuove piste di atterraggio ai due strumenti che, in alternanza, giungono al nucleo vitale del costrutto sonoro. «Brava», presentato da Mina come una sorta di esercizio vocale o scioglilingua virtuosistico, diventa un piacevole swing, quasi marciante. «La strada» di Nino Rota conserva tutto il fascino cimematico ed evocativo. «Ho capito che ti amo» e «Angela» di Luigi Tenco trasducono perfettamente in musica tutto il l’abissale e meditabondo mood canoro dello sfortunato cantautore genovese. «L’ultima occasione» di Jimmy Fontana diventa una ballata fumé ricca di languori e spunti poetici. «Un giorno ti dirò» di Gorni Kramer si ritrova avvolta da un’aura struggente, quasi churching, in cui la fisarmonica assume le sembianze di un organo. «Melodico» di Andrea Sabatini è un disco dai contorni delicati e sfumati, lontano dai fragori del jazz acrilico e misto-synth di tipo 4.0, pur non perdendo mai il conttao con la contemporaneità.