// di Francesco Cataldo Verrina //
Due facciate divise tra passato e presente, ma che guardano al futuro. Proprio così: Side A / Present Act I e Side B / Past Act II, poiché parliamo del nuovo 33 giri in vinile di Ago Presta. In mezzo a tante banalità e brutture che avvolgono il quotidiano, l’auspicio è che possa essere la musica a salvare il mondo. Compito arduo, obietterà qualcuno, ma parliamo di musica come cibo per la mente e per l’anima, quella combinazione di parole, ritmo e melodia che riesce a scrostare dalla mente degli umani, magari per pochi minuti, quel cumulo di pensieri e di tensioni che grava sull’umanità. Avere fra le mani un vinile di questa bellezza è un incanto per gli occhi ed un massaggio per lo spirito e il corpo. Se fossi un bambino a corto di aggettivi direi senz’altro che «Opera Fourty» sia «bello e buono». Per intenderci «bello» da vedere nella splendida confezione getfolder: l’album si apre e racconta tanto, come un libro, quasi una guida turistica che fornisce, idealmente, indicazioni sulla musica dance degli ultimi quattro decenni, in cui Ago fa da perfetto anfitrione accogliendo i tanti ospiti in un spazio sonoro senza porte chiuse che diventa una grande casa musicale.
Il disco è «buono» poiché, si dal primo ascolto, si coglie un frutto fiorito su un terreno non comune e scaturito da un lavoro concepito cum grano salis, con esperienza musicale e competenza tecnica, che non bada a spese dal punto di vista creativo. Il produttore esecutivo Joe Vinyle sostiene: «Il nuovo album di AGO nasce per infrangere le barriere nazionali e per svegliare il pubblico dopo il letargo forzato che abbiamo subito per effetto della pandemia, che in tutto il mondo ha assopito le nostre vibrazioni musicali. Il progetto vuole oltrepassare i confini italiani e entrare in contatto con il mondo intero stuzzicando l’interesse di operatori del settore e nel pubblico». Ci troviamo veramente di fronte ad un prodotto dal taglio e dal respiro internazionale. «Opera Fourty» si materializza come un disco di «gran classe», superiore di molte spanne alle tante produzioni di routine fatte in Italia a basso contenuto musicale e finalizzate all’usa e getta del momento.
L’album di Ago si caratterizza come un lavoro ben suonato e cantato, dove è possibile cogliere assoli di piano o sassofono, voci ben armonizzate e mai surclassate da una cassa assordante, soprattutto ha i tratti somatici di un soggetto sonoro integro, poco alterato dalla chirurgia estetica della tecnologia e della snaturante plastificazione sonora delle produzioni fatte in casa. «Opera Fourty» è un disco «suonato», con un lavoro di editing di alta scuola internazionale e realizzato con gli arrangiamenti di Stefano Colombo, già produttore dei mitici Change; non è contenitore sottovuoto spinto, incollato, fatto di groove e effetti precompilati, tipico della maggior parte delle attuali produzioni pop-dance. Parliamo di un album multitasking: perfetto per l’airplay radiofonico, ideale per ballare nei contesti più disparati, ottimo per un ascolto itinerante in auto. Volendo essere cauti con gli aggettivi roboanti, diciamo semplicemente che «Opera Fourty» è un disco «vero», possedendo tutti quegli elementi che lo distanziano dalla pochezza tipica delle produzioni italiche. In particolare, dal punto di vista della qualità sonora, siamo davvero su altro pianeta. Il vero suono esoterico dell’analogico prende forma man mano che la puntina del giradischi si addentra nei microsolchi.
Agostino Presta, conosciuto nel mondo semplicemente come Ago, ha festeggiato i suoi primi quarant’anni di «vita discografica» e l’ha fatto alla sua maniera con un disco in vinile. Il microsolco, dal titolo emblematico, «Opera Fourty», include nella facciata «Past» i classici successi del DJ-Cantante toscano completamente reinventati, come «For You» e «You Make Me Do It», due diamanti di pregevole taglio e notevole caratura storica che assumono le sembianze dell’attualità senza perdere il calore ed il mood degli anni ’80, come non sono da sottovalutare le nuove versioni di «Computer In My Mind» con il cameo di Roberta Borges, proposto attraverso una sorta di brazilian vibes remix e di «Trying Over» rivitalizzato con il contributo di SoulSmith; nella facciata «Present» troviamo gli inediti che mirano al mercato mondiale, come il singolo «She Told Me» in duetto con Tony Di Bart, un mid-range elegante e soulful che ricorda le maliarde atmosfere degli Shakatak, «Join In You», eseguita in duetto con Frankie Lovecchio, ricorda lo stile dei Change, ma con estrema originalità ed autonomia creativa, «Your Fire» è un altro potenziale singolo, un pop-dance a presa rapida, dotato geneticamente di un elevato gradiente di fruibilità radiofonica, infine «The Night», uscito già come singolo, la perfetta incarnazione del moderno funk, nonché l’esaltazione di quel modulo espressivo che da sempre caratterizza l’attività del JD-Cantante toscano, dove a scanso di equivoci, l’inciso del ritornello dichiara al mondo intero e senza tema di smentita: «Funky sound makes me feel so good!» Bentornato Ago!