// di Francesco Cataldo Verrina //
Nell’epoca della realtà aumentata il jazz subisce il richiamo di universi paralleli: molteplici sono gli stimoli provenienti dai quattro punti cardinali della musica, tanto che nel caso del concept in oggetto, potremmo addirittura parlare di «terza dimensione». Alfredo Laviano, Giulio Martino, Valerio Scrignoli costituiscono un trio di eccellenza e di comprovata esperienza, il quale opera attraverso una formula esecutiva non canonica ed «irregolare»: chitarra (Scrignoli), sax tenore (Martino) e batteria e percussioni (Laviano). L’assenza di un basso apre delle traiettorie ritmico-armoniche inattese ed un approccio allo scibile musicale alquanto insolito e basato sulla sorpresa e l’imprevedibilità. Il terreno di coltura scelto dai tre sodali è essenzialmente basato sulla rivisitazione di standard e classici, non solo jazz, tanto che ogni loro progetto acquista un mood particolare e zebrato, svincolato dai legacci e dalle normative di una sintassi accademica e manieristica.
Nello specifico le sonorità distillate in «Escape», recentemente edito dalla Notami Jazz, appaiono talvolta piacevolmente diversificate, attraverso un melting-pot sonoro in cui il jazz si dilata e si corrobora grazie alla presenza di elementi rock, etnici, mediterranei e psichedelico, infarciti di atmosfere che puntano a volte l’obiettivo verso il Nord Europa, basti pensare all’iniziale «Alice In Wondrland» di Sammy Fain o alla ripresa di «Norwegian Wood» dei Beatles avvolta in un alone fiabesco ed implementata come una ballata dal sapore scandivano, vagamente in odor di Jan Garbarek. Nel complesso i tre sodali non danno precisi punti di riferimento, usando la libertà assoluta come indicatore di marcia per un plot narrativo dove tutto può accadere. Una vera e propria escursione sui tratturi più impervi e accidentati del jazz nell’accezione più larga del termine. Pur giocando su composizioni di repertorio e già acquisite agli atti, Laviano, Martino e Scrignoli riescono ad imprimere alle varie cover un preciso marchio di fabbrica, destrutturandole, ricostruendole e restituendole a nuova vita. I tre musicisti sono piuttosto adusi ad operazioni del genere. Ricordiamo i progetti legati a Thelonious Monk e John Coltrane. Le musiche dei due storici jazzisti confluirono in altrettanti originalissimi progetti: «Pannonica», pubblicato con l’etichetta discografica Black Sheep Power Desco Music e «Changing Trane: The Music of John Coltrane» edito da Dodicilune.
Anche in «Escape», grazie ad un interplay ampiamente rodato e ad una sinergica compliance, quasi telepatica, i tre musicisti riescono a muoversi con estrema disinvolture tra le abrasive architetture monkiane di «Misterioso» e «Ask Me Know» conferendo una singolare connotazione alle esecuzioni in cui il coinvolgimento emotivo raggiunge elevate vette li lirismo. Con «Naima» di Coltrane e «Ida Lupino» di Carla Bley si rimane intrappolati in un fitta trama cromatica fatta di sonorità cangianti, ora soffuse ora vorticose, in un crescendo verticale di ritmo e melodia. «Lucy In The Sky With Diamonds» e la stessa «Come Together» di Lennon-McCartney sviluppano una dimensione altra, aprendo uno spazio onirico che abbatte tutti i vincoli spazio-temporali, sviluppando un habitat bivalente che salda due mondi in apparenza distanti: il jazz ed il rock. Registrato al Godfather Studio di Napoli, il 29 e 30 luglio 2020, «Escape» è un disco che emana forti nounces emotive per un volo pindarico di fantasia, a partire dalla caleidoscopica copertina ornata dai dipinti di Alfredo Laviano ispirati ai pianeti immaginari, una sorta di rifugio ideale e di fuga di «escape» dall’opprimente hic et nunc dalla realtà quotidiana. L’album reinventa geneticamente una forma mentis sonora adatta ad una fruizione totalizzante, quasi olistica del costrutto sonoro. Benvenuti nella terza dimensione.